Prima e dopo il refeRenzium, le esigenze della filiera agroalimentare italiana

Dopo l’appassionato dibattito sul progetto di riforma della Costituzione, è giunta l’ora che i politici e pubblici amministratori tornino a occuparsi delle esigenze prioritarie per la filiera agroalimentare italiana e i suoi consumatori. 

Le proposte di modifica della carta costituzionale, come abbiamo già esposto (1), implicavano il recupero da parte dello Stato della legislazione esclusiva su materie cruciali per il ‘Made in Italy’ di settore. In particolare per ciò che attiene alla salute e la sicurezza alimentare (in precedenza iscritta alla legislazione concorrente), al commercio con l’estero e alla tutela – cui si affianca la promozione – della concorrenza. Oltre ad ambiente ed ecosistema, nonché alle disposizioni generali e comuni sul governo del territorio.

Alcuni aspetti che ricadono nelle suddette materie devono comunque venire affrontati al più presto, per la salvaguardia delle nostre filiere produttive e la salute dei consumatori. A seguire, alcuni brevi spunti.

1) Sicurezza alimentare. Il legislatore europeo, prima delle tempeste euroscettiche degli ultimi anni, ha saputo uniformare con efficacia il complesso delle regole a presidio di igiene e sicurezza dei processi e dei prodotti (2). Poiché il nuovo sistema si basa su criteri espressi in termini generali, gli Stati membri hanno avuto spazio per ricavarne interpretazioni di dettaglio a livello locale che – in Italia – hanno ricevuto declinazione particolareggiata in ambito regionale. 

Gli obblighi di formazione degli alimentaristi hanno progressivamente eliminato e sostituito, in ogni Regione, il c.d. libretto sanitario. E sono tuttavia così variegati e difformi da incidere non solo sui costi e perciò anche le condizioni di competitività. E i lavoratori rischiano di risultare non idonei ogni qualvolta si muovano di pochi chilometri anche solo per lavori stagionali.

I requisiti di formazione degli OSA e i criteri di valutazione dei piani di autocontrollo (GAP, GMP, GHP e HACCP, a seconda dei casi), a loro volta, variano sensibilmente. Il che comporta, tra l’altro, un’inevitabile asimmetria dei livelli di sicurezza alimentare lungo la Penisola. Che di questo passo tenderà ad aggravarsi, quando il governo si degnerà finalmente di stabilire le sanzioni per la violazione delle norme introdotte dal ‘Food Information Regulation’ (3).

Una ‘patente di guida’ per i pubblici esercizi dovrebbe venire introdotta, applicando criteri omogenei in tutta Italia, per garantire la effettiva comprensione e conoscenza – da parte di aspiranti baristi, ristoratori e gestori di imprese di somministrazione (oltreché preparazione e vendita) – dei capisaldi della sicurezza alimentare, che oggi tra l’altro devono includere un’apposita gestione dei c.d. allergeni e della rispettiva informazione (4).

La macellazione a domicilio va altresì ricondotta a un approccio unitario, che dev’essere drasticamente rigoroso. Come si è più volte evidenziato (5), inseguire il capriccio dei particolarismi rurali piuttosto delle macellazioni rituali presenta costi inaccettabili sia per il servizio sanitario, così distolto dai suoi compiti primari, sia per la sicurezza degli alimenti di origine animale. Per non tacere del benessere animale (che il legislatore europeo si è premurato di assicurare con scrupolo anche nella fase ultima di vita) e dei macelli clandestini, che tra le pieghe di tali deroghe possono ben fiorire.

2) Commercio con l’estero. Se mai la legislazione  regionale concorrente avesse potuto davvero spingersi verso l’obiettivo, avremmo plaudito alle convenzioni tra Rosario Crocetta e Michele Emiliano da un lato, Vladimir Putin dall’altro, per la fornitura di alimenti mediterranei al popolo russo. E tanto ne avrebbero giovato, gli uni e gli altri (6). Purtroppo invece, tale potestà né altre ipotesi di accordi commerciali tra singole Regioni italiane e altri Paesi non si sono neppur figurati.

L’export del ‘food & drink’ italiano, semmai, potrebbe venire promosso attraverso un coordinamento effettivo delle iniziative nazionali e locali (Regioni, Province, Comuni) sui mercati esteri che a qualsiasi titolo attingano contributi pubblici. E dacché il concetto di ‘cabina di regia’ per quasi un secolo assegnato all’ICE, ora ITA, non è finora bastato a raccordare le innumerevoli ‘spedizioni’ – o aperture e mantenimento di uffici di rappresentanza – di amministrazioni locali all’estero, una regola deve venire stabilita. 

Le dispendiose e inefficaci iniziative particolaristiche ricadono sempre e comunque su bilanci pubblici. Vale a dire, sul carico fiscale di tutti per il solo eventuale beneficio di pochissimi. E soprattutto, senza alcun coordinamento di sorta.

La digitalizzazione delle imprese rimane un concetto puramente astratto, vieppiù considerato che la quasi totalità dei siti internet del ‘Made in Italy’ alimentare non conoscono altre lingue rispetto all’italiano e l’inglese, fatte salve rarissime eccezioni (7). Ignorando perciò del tutto la conclamata realtà dei BRIC, laddove 1,4 miliardi di consumatori della prima potenza economica globale – la cui classe media rasenta il numero complessivo dei cittadini europei – legge il mandarino.

Passata la sbornia del refeRenzium, dopo 8 mesi di abbondanti libagioni, bisogna perciò rimboccarsi le maniche e agire in concreto per rilanciare il sistema-Paese di tutti, guelfi e ghibellini, partendo dal suo settore produttivo primario che merita gli interventi nelle aree sopra descritti e tanti altri – su innovazione e sviluppo sostenibile (8), valorizzazione di filiere integrate sul territorio (9) e del ‘bio’ (10), lotta al caporalato (11) e all’economia sommersa – per il rilancio di una politica agro-industriale di cui s’è perduta traccia dai tempi dell’IRI.

Dario Dongo

Note

(1) https://foodagriculturerequirements.com/revisione-della-costituzione-la-sicurezza-alimentare-torna-allo-stato/

(2) Cfr. c.d. ‘General Food Law’ (reg. CE 178/02) e ‘Pacchetto Igiene’ (reg. CE 852, 853, 854, 882/04 e seguenti)

(3) Reg. UE 1169/11, cfr. http://www.ilfattoalimentare.it/sanzioni-ministero-sviluppo-economico.html

(4) https://foodagriculturerequirements.com/europa-allergeni-nei-pubblici-esercizi-il-memento-del-min-sal/http://www.ilfattoalimentare.it/allergeni-cartello-unico-bar-mense-ristoranti.html

(5) https://foodagriculturerequirements.com/macellazione-a-domicilio-pulp-legislation-in-valle-daosta/,  http://www.ilfattoalimentare.it/macellazione-valle-daosta.html

(6) A fronte dei gravi danni invece subiti dall’agroindustria italiana a causa delle improvvide sanzioni inferte alla Russia, cfr. http://www.greatitalianfoodtrade.it/notizie-gift/sanzioni-russia-danni-italia

(7) Si cita ad esempio http://www.greatitalianfoodtrade.com, forse l’unico sito in 8 lingue dedicato al ‘food & drink’ italiano

(8) Cfr. http://www.greatitalianfoodtrade.it/notizie-gift/agricoltura-italiana-più-green

(9) Cfr. https://foodagriculturerequirements.com/sede-dello-stabilimento-in-etichetta-legge-in-vigore-da-ieri-non-e-cosi-purtroppo/

(10) Cfr. http://www.greatitalianfoodtrade.it/notizie-gift/biologico-italiano-record

(11) Cfr. https://foodagriculturerequirements.com/contrasto-allo-sfruttamento-del-lavoro-in-agricoltura/http://www.greatitalianfoodtrade.it/food-times-blog/coop-presenta-buonigiusti-l-ortofrutta-non-è-mai-stata-così-pulita



Translate »