- 25/01/2018
- Postato da: Marta
- Categorie: Domande e risposte, Notizie

Avvocato buongiorno,
Ho letto tanti Suoi articoli sull’origine del latte e pure sul formaggio fuso spacciato per ‘Fettine di latte’, mi complimento per la tenacia!
Al supermercato a Lecce ho trovato queste due buste di sottilette che mettono tutto assieme, ‘Fettine di latte con latte italiano’ e pure ’latte di masseria’. Non si capisce se è un prodigio di genuinità o l’ennesima truffa a danni dei consumatori, Lei cosa ne pensa?
Grazie assai
Ezio
Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare europeo
Caro Ezio buongiorno,
grazie per la segnalazione anzitutto.
Le due etichette in questione presentano gravi criticità, qui di seguito esposte.
Il nome ‘Fettine di Latte’, come abbiamo più volte denunciato, non è idoneo a descrivere un formaggio fuso. Costituisce anzi, a umile avviso di chi scrive, un caso esemplare di ‘Milk Sounding?‘. Vale a dire, evocazione ingannevole di un alimento del tutto diverso da quello offerto in vendita.
È evidente infatti come il latte non abbia nulla a che spartire con un alimento composto con formaggio, burro, proteine del latte, sale, sali di fusione, correttore di acidità e addensante. Tanto più ove si consideri il profilo nutrizionale di tale formaggio fuso, che si distingue per l’elevato tenore di sale (3 g su 100 nella versione ‘classica’, 2,5 g in quella ‘light’).
È altresì dubbio che il primo ingrediente in ordine decrescente di peso, come indicato nella lista, possa davvero essere ‘latte fresco pastorizzato’. E non invece latte in polvere, o un concentrato semi-solido, come la stessa citazione della sua quantità – in grammi anziché millilitri – induce a ritenere.
‘Latte di masseria’ – su un prodotto caseario venduto in Puglia da un distributore di Trani – è a sua volta un richiamo geografico implicito, di preciso significato per il consumatore medio e a maggior ragione per quello pugliese.
‘La masseria (…) è un insieme di edifici rurali adibiti ad aziende agricole tipico del Sud Italia e in particolare della regione Puglia’ (Wikipedia).
Il luogo di produzione dichiarato in etichetta si trova però a un migliaio di km di distanza, in direzione Nord-Ovest, regione Piemonte. È davvero plausibile che cisterne di latte fresco pastorizzato viaggino dalle masserie sul tacco dello stivale fino alla provincia di Cuneo per produrre formaggio fuso? La questione merita apposite indagini.
L’indicazione d’origine è a sua volta fuorilegge. I formaggi fusi sono infatti esclusi (1) dal campo di applicazione del DM 6.12.17 e tuttavia, qualora si intendano offrire su base volontaria informazioni a ciò pertinenti, se ne devono rispettare i canoni. Vale a dire ‘Paese di mungitura del latte’ e ‘Paese di trasformazione del latte’ complessivamente impiegato nella produzione, anziché ‘origine del latte’ e ‘origine del formaggio’.
Dario
(1) Vedi Nota 2 all’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/decreto-sull-origine-del-latte-in-etichetta-buone-nuove-tempi-e-punti-deboli