- 24/06/2023
- Postato da: Dario Dongo
- Categoria: Domande e risposte
Caro Dario,
la nostra industria vorrebbe sviluppare una linea di prodotti alimentari – farine, pasta, prodotti da forno – a basso indice glicemico. Non ci sono chiare però le regole da applicare all’informazione al consumatore, in etichette e pubblicità. Puoi offrire qualche chiarimento al riguardo?
Grazie
Stefania
Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare internazionale
Cara Stefania,
l’indice glicemico (Glycaemic Index, GI) è un valore che esprime la velocità con cui i diversi alimenti che contengono carboidrati, attraverso gli enzimi della digestione, si trasformano in glucosio e ne aumentano la concentrazione nel sangue (glicemia).
Tale velocità viene espressa in percentuale rispetto a quella massima (GI = 100) indotta dalla somministrazione di una dose standard di glucosio, o destrosio.
Gli alimenti con un alto GI (es. pane bianco) fanno aumentare la glicemia in modo più rapido rispetto a quelli con un basso indice glicemico (es. pane integrale).
1) Indice glicemico, un claim nutrizionale?
Nutrition and Health Claims Regulation (EC) No 1924/06 definisce come claim nutrizionale ‘qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche, dovute:
a) all’energia (valore calorico) che apporta, apporta a tasso ridotto o accresciuto, o non apporta, e/o
b) alle sostanze nutritive o di altro tipo che contiene, contiene in proporzioni ridotte o accresciute, o non contiene’ (articolo 2.2.4).
L’indicazione in etichetta della velocità di assorbimento dei carboidrati contenuti in un alimento, vale a dire il suo indice glicemico, non può evidentemente venire ricondotto ad alcun nutrition claim come sopra definito. (1)
2) Glycaemic Index, un health claim?
Il reg. CE 1924/06 definisce poi come indicazione sulla salute (health claim) ‘qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda l’esistenza di un rapporto tra un categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi componenti e la salute’ (articolo 2.2.5).
La sola indicazione dell’indice glicemico di un alimento sulla sua etichetta, senza alcun riferimento a benefici nutrizionali e/o sulla salute, non può quindi venire qualificata come health claim. A prescindere dalle interpretazioni prive di valore ufficiale offerte dalla Commissione europea e dal ministero della Salute in Italia (2,3).
3) Indice glicemico, criteri di misurazione
ISO 26642:2010 è lo standard internazionale di riferimento – basato sul rapporto del Joint FAO/WHO Expert Consultation ‘Carbohydrates in human nutrition’ – per la determinazione dell’indice glicemico e la classificazione degli alimenti sulla base del GI individuato (4,5).
Tale standard considera fondamentale testare l’IG solo su alimenti che apportino quantità fisiologicamente rilevanti di carboidrati digeribili in un pasto o una dieta. La quantità minima è definita in almeno 10 g di carboidrati glicemici per porzione.
Carboidrati a bassa digeribilità o non digeribili (amido resistente, alcuni alcoli dello zucchero, polidestrosio) non devono venire considerati nel calcolo della porzione di carboidrati specificata (es. 25 g o 50 g) da sottoporre ai test di indice glicemico.
4) Alto, medio e basso indice glicemico
Le categorie raccomandate nello standard ISO 26642:2010 per la classificazione dell’indice glicemico sono tre e devono venire applicate esclusivamente agli alimenti (non anche a pasti costituiti da più alimenti). Tali categorie sono divise in livelli per gli alimenti testati (IG,t):
– Basso: IG,t ≤ 55,
– Medio: 55 < IG,t ≤ 70,
– Alto: 70 > IG,t.
5) GI, indicazione in etichetta dei prodotti alimentari
L’indicazione volontaria dell’indice glicemico di un prodotto alimentare sulla sua etichetta – a seguito di apposita analisi, da eseguire in conformità allo standard internazionale di riferimento – è legittima, nel rispetto dei criteri di lealtà dell’informazione definiti nel Food Information Regulation (EU) No 1169/11, articoli 36 e 7.
L’esigenza di garantire un’informazione trasparente e comprensibile al consumatore medio richiede in questo caso particolare attenzione. È invero indispensabile, ad avviso dello scrivente, spiegare il significato del glycaemic index e chiarire che l’aumento della glicemia (inteso come il livello di assorbimento del glucosio rilasciato dai cibi a seguito del loro consumo) dipende da due fattori:
– non solo l’indice glicemico (la velocità con cui gli alimenti inducono l’aumento della glicemia), ma anche
– il carico glicemico (glycaemic load, GL), vale a dire la quantità dei carboidrati assunti nell’arco di un pasto (o di uno spuntino), moltiplicati per l’indice glicemico.
5.1) Modalità d’informazione
Un possibile schema di comunicazione può essere, ad esempio:
‘Il prodotto … presenta un indice glicemico pari a … rispetto al glucosio, il cui indice glicemico è pari a 100. Il consumo di (…), rispetto al glucosio o al saccarosio, tende a indurre una risposta glicemica più lenta. Il livello della glicemia ematica è dovuto sia alla quantità che alla qualità dei carboidrati assunti’.
È indispensabile, si sottolinea, evitare di suggerire in etichetta e pubblicità alcun possibile beneficio per la salute associato all’indice glicemico. Il GI fornisce invero una informazione parziale sulla risposta glicemica nel sangue – a parità di carboidrati assunti – senza tenere conto dei processi metabolici che subiscono i carboidrati assorbiti dai vari organi, e non intende delineare aspetti di più ampia salubrità dell’alimento.
6) Conclusioni provvisorie
La riduzione del GI nei vari alimenti amidacei e/o dolci – mediante impiego di carboidrati complessi (es. amidi, amidi lentamente digeribili) e inserimento di fibre e proteine (es. legumi, cereali integrali) nelle loro ricette – è utile a favorire una nutrizione adeguata e salutare da parte delle popolazioni.
La conoscenza dell’indice glicemico e la comprensione del suo significato è del resto molto utile, in particolare, per chi soffra di obesità e sovrappeso, sindrome metabolica, diabete o condizioni prediabetiche. L’indicazione del GI in etichetta dovrebbe perciò venire promossa dalle autorità sanitarie mediante apposite linee guida.
Cordialmente
Dario
Note
(1) Un altro esempio di valore che non può venire classificato come nutrition claim è il punteggio NutriScore. V. NutriScore, si può applicare in Italia? Risponde l’avvocato Dario Dongo. FARE (Food and Agriculture Requirements). 26.12.21
(2) Answer to the written question E-006064-18 given by Mr Andriukaitis on behalf of the European Commission. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-8-2018-006064-ASW_EN.html 24.1.19
(3) Ministero della Salute, DGISAN, Ufficio 4. Nota 29507-P-17/07/2017. Indicazione nell’etichetta dei prodotti alimentari del carico o dell’indice glicemico
(4) Joint FAO/WHO Expert Consultation (1998). Carbohydrates in human nutrition. https://www.fao.org/3/w8079e/w8079e00.htm FAO Food and Nutrition Paper 66
(5) ISO 26642:2010. Food products. Determination of the glycaemic index (GI) and recommendation for food classification. https://www.iso.org/standard/43633.html. La versione 2010 è stata confermata nel 2021