L’antico adagio ‘prevenire è meglio che curare’ è ricco di casistica, con alterni esiti, sul fronte del c.d. crisis management. I numerosi case-study sulla gestione delle crisi convergono infatti su un unico nodo cruciale che è rappresentato appunto dalla capacità di prevedere la situazione ove possibile, e comunque di interagire in modo appropriato e tempestivo. Grazie a un’aggiornata conoscenza di ciò che accade o sta per accadere, e alla predisposizione di idonei strumenti, risorse e procedure per la pro-azione. FARE perciò lavora su diversi versanti.
Bisogna anzitutto monitorare tutti i ‘rumours‘ potenzialmente destinati a trasformarsi in crisi di sicurezza, o comunque avere impatto sui Clienti, sui territori e i mercati, la fiducia. Analizzare e approfondire le situazioni di allerta comunitaria, possibilmente prima che raggiungano il pubblico dominio. Valutare per tempo i vari rischi, diretti e indiretti.
Nell’emergenza, è utile poter confidare in un supporto esterno per l’analisi dei rischi e la gestione della crisi sui diversi livelli tecnico, legale e regolatorio, di relazione e comunicazione. Per interagire al meglio con le istituzioni, le comunità scientifiche, i consumatori e gli stakeholders, i media.
Ma soprattutto, per tornare all’antico adagio, è essenziale essere già pronti. Grazie alla messa a punto di idonee procedure di gestione delle crisi, che devono venire condivise, testate e aggiornate con periodicità, nella speranza di non doverle mai sperimentare dal vivo. Tali procedure devono in ogni caso essere in grado di coordinare le competenze gestionali, legali e tecniche, di public affairs e comunicazione indispensabili a mitigare i rischi.