- 28/06/2017
- Postato da: Marta
- Categoria: Notizie

Gli accordi tra Canada e UE, CETA e SPA, come si è visto, si trova ora in fase di approvazione parlamentare.
Il provvedimento è stato presentato al Senato, il 31.5.2017, per la prima lettura. (1) Assegnato alla Commissione Esteri in sede referente, con i pareri di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione Questioni regionali.
L’esame in sede consultiva
Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso parere non ostativo.
Le Commissioni Difesa, Istruzione, Lavori pubblici e Lavoro hanno espresso parere favorevole.
La Commissione Industria ha iniziato ma non terminato l’esame.
La Commissione Ambiente ha espresso parere favorevole con osservazioni non rese di pubblica ragione.
La Commissione Agricoltura ha espresso parere favorevole condizionato. Queste le condizioni: occorre agire, nell’ambito della strategia commerciale dell’Unione europea e, segnatamente, dell’Italia in seno all’Unione stessa, per valorizzare le peculiarità del settore agroalimentare, e anzi sostenerlo nell’espansione sui mercati internazionali. Parole di circostanza, prive di alcun risvolto concreto. (2)
Le Commissioni Giustizia e Finanze non hanno avviato l’esame.
La Commissione per le Questioni regionali non si è espressa. Tuttavia non è escluso che esprimerà il proprio parere quando il 2849 sarà trasmesso all’altro ramo del Parlamento.
L’esame in sede referente
La Commissione Esteri ha avviato l’esame il 13.6.17. Dopo lo svolgimento della relazione esplicativa, la Commissione ha deliberato una serie di tre audizioni.
Il 21.6.17 la Commissione è stata informata della presentazione di un ordine del giorno a firma Lucidi (M5S). Oltre a sei emendamenti, dichiarati inammissibili come da prassi parlamentare, trattandosi di esecuzione di un accordo internazionale.
L’ordine del giorno G/2849/1/3, presentato dal Sen. Stefano Lucidi, come riformulato e accolto dal Governo.
Premesso che durante le audizioni in Commissione dei portatori d’interesse, sono emerse una serie di criticità. In sintesi:
– la vastità di materie comprese nell’accordo è tale da ridurre i benefici che possano eventualmente derivarne,
– viene esclusa la tutela di oltre 150 indicazioni geografiche della filiera agroalimentare italiana, circa 750 marchi di quella europea nel suo complesso,
– è carente la valutazione d’impatto sulla pluralità dei settori economici coinvolti.Considerato che un trattato internazionale simile per materie e struttura, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), è al momento arenato. Si impegna il Governo a garantire, in fase di applicazione del trattato CETA, azioni volte a tutelare l’intera produzione agroalimentare italiana. Sia in presenza di DOP, IGP e altre denominazioni protette, sia per tutti i prodotti attualmente non compresi nell’elenco allegato al CETA.
Le valutazioni critiche non sono mancate, nel corso della discussione generale. Peccato siano destinate a lasciare il tempo che trovano, rispetto alla ‘dittatura dei numeri’ della maggioranza. A seguire, in breve:
Girotto (M5S). L’approvazione dell’Accordo provocherà conseguenze sfavorevoli per le imprese italiane, soprattutto per quelle del settore alimentare, che hanno uno svantaggio competitivo costituito dalla necessità di rispettare norme più stringenti a tutela della salute.
De Cristofaro (Misto). Le audizioni hanno evidenziato molti aspetti critici dell’Accordo, espressi da soggetti rappresentativi di vari settori della realtà produttiva italiana.
Donno (M5S). Lo scarso ruolo dei Parlamenti nazionali nella definizione dei termini dell’Accordo solleva le maggiori perplessità nel settore agroalimentare. La normativa canadese consente, infatti, l’utilizzo di sostanze che sono proibite nell’ordinamento italiano.
De Pietro (Misto). Il sistema di risoluzione delle controversie previsto consente, di fatto, alle aziende di violare le norme degli ordinamenti nazionali. In tal modo gli interessi degli investitori sono molto tutelati, a discapito dell’interesse pubblico.
Petrocelli (M5S). Le critiche all’Accordo derivano da una valutazione dei suoi molti aspetti critici. Si tratta infatti di un trattato non al passo dei tempi, che non corrisponde alle esigenze delle moderne economie.
Vento in poppa invece, come scontato, per i prodieri della maggioranza. Così:
Luigi Marino (AP-CpE –NCD). Va espresso un giudizio positivo sull’Accordo, che rappresenta complessivamente un vantaggio per il sistema economico italiano. Gli aspetti difficili, relativi ad alcune componenti del comparto agroalimentare, hanno origine dalla scarsa tutela assicurata in passato dall’Italia (?) al settore, nell’ambito delle politiche agricole dell’Unione europea. (3)
Micheloni (PD). Sarebbe utile che il Governo, nel corso dell’esame in Assemblea, possa chiarire alcune delle questioni sollevate. Soprattutto in tema di sicurezza alimentare e di garanzia dell’indipendenza dei giudici chiamati a risolvere le controversie.
Giannini (PD). È complessivamente positiva la valutazione sul provvedimento.
Corsini (Art.1-MDP). È necessario che, prima della votazione conclusiva, il Governo chiarisca i diversi punti critici emersi.
Il rappresentante del Governo, sottosegretario Della Vedova, ha dichiarato che l’attribuzione all’Unione europea della competenza esclusiva di politica commerciale è una conseguenza inevitabile dell’instaurazione di un mercato unico europeo. L’accordo presenta particolari aspetti positivi per il nostro Paese, in particolar modo nel settore agroalimentare e per la tutela del made in Italy.
Dario Dongo e Bruno Nobile
Note
(1) AS n. 2849, ‘Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall’altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016; b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l’Unione europea e i suoi Stati membri, dall’altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune‘
(2) ‘Occorre quindi eliminare le barriere doganali e i vincoli indiretti e contrastare efficacemente le contraffazioni, le imitazioni, l’usurpazione di denominazione, le adulterazioni e tutte le pratiche di concorrenza sleale; occorre altresì che l’Unione europea garantisca un controllo molto stretto sul rischio che l’aumento dei contingenti d’importazione di carni e cereali privi di dazi possa determinare turbativa nel mercato europeo; bisogna, nella fase attuativa degli accordi, un’attenta vigilanza da parte degli organismi preposti in Canada e nell’Unione europea circa l’effettiva tutela delle denominazioni agroalimentari protette, così da salvaguardare l’importante patrimonio del Made in Italy nel mondo; necessita, infine, negoziare un ampliamento delle categorie dei prodotti agroalimentari espressamente protetti dagli accordi.’
(3) Chi è causa del suo mal pianga se stesso, commentano alcuni. Considerato il ruolo di rappresentanza delle Cooperative che il Sen. Marino ha ricoperto su scala regionale e nazionale già dal 1975, prima di entrare al Senato nel 2013. Il diritto alimentare europeo, malgrado il suo amaro commento, offre peraltro alle produzioni italiane un presidio di ben altra levatura rispetto a quello tratteggiato nel CETA