- 26/03/2017
- Postato da: Marta
- Categorie: Approfondimenti, Notizie

Le valutazioni ottimistiche sull’impatto del TTIP1 sull’Unione europea sono state e sono largamente contestate: sono stati revocati in dubbio, anche attraverso manifestazioni chiaramente ostili, i presunti benefici previsti dall’accordo.
Tra gli aspetti dell’accordo maggiormente reputati inaccettabili v’è la tutela della denominazione di origine. In questo settore è notevole la forbice tra il sistema adottato dall’Unione europea, ove una serie di beni, la cui produzione è legata a una specifica località, sono tutelati proprio in connessione al luogo nel quale sono prodotti e quello vigente in USA, ove i nomi dei prodotti possono essere registrati come marchi e immessi nel mercato a prescindere da ogni altra valutazione.
Della situazione in atto risente soprattutto l’agroindustriale italiano, fortemente danneggiato dall’Italian sounding. Durante il negoziato sul TTIP la Commissione europea sta cercando di definire una lista d’indicazioni geografiche europee da sottoporre a tutela, in modo da impedire ad altri produttori di abusare delle relative denominazioni e di assicurare poi un’applicazione efficace di tali norme.
Già, il 19 novembre 2014 il Ministro delle politiche agricole e forestali, Maurizio Martina, aveva affermato, nel corso di un’audizione presso la Commissione Agricoltura del Senato, che “per l’UE non sarà possibile accettare un arretramento sulla regolamentazione delle indicazioni geografiche”. Così proseguiva il Ministro: l’Inghilterra ritiene che la protezione per i nomi potenzialmente considerati generici (tra questi il parmigiano) sarà difficile da ottenere. Realisticamente più agevole potrebbe, invece, essere la protezione dei nomi composti.
Le Direttive del negoziato
Il 9 ottobre 2014 il Consiglio dell’Unione europea ha pubblicato le direttive di negoziato, che erano state adottate dal Consiglio “Affari esteri” (Commercio) il 14 giugno 2013. Tali direttive autorizzano la Commissione europea a intavolare un negoziato formale in materia di rapporti bilaterali con gli Stati Uniti.
Le direttive formulano i temi e gli obiettivi da perseguire in sede negoziale attraverso i seguenti elementi chiave: accesso al mercato, questioni normative e ostacoli non tariffari, norme. Il preambolo dovrà peraltro specificare l’impegno delle parti per la conclusione di un accordo pienamente coerente con i loro diritti e obblighi derivanti dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e favorevole a un sistema di scambi multilaterali.
La posizione del Governo Italiano sui problemi agricoli
In un articolo apparso di recente il 7 febbraio 2017 su un quotidiano della capitale il Ministro Martina ha scritto, fra l’altro: “L’Italia non rinuncerà mai ai suoi standard di sicurezza alimentare per fare un accordo commerciale. Non potrà mai essere questo il terreno del confronto fra Europa e Stati Uniti. Continuiamo a pensare che un accordo commerciale possa essere un’opportunità per entrambi e certamente per le nostre produzioni agroalimentari oltre oceano. La bilancia commerciale agroalimentare oggi ci favorisce, esportiamo 19,3 miliardi mentre importiamo 13,4 miliardi. Ma è giusto essere chiari: proprio sui temi agricoli le posizioni tra Usa ed Europa rimangono molto distanti e nessun compromesso potrà mai prendere in considerazione proposte al ribasso sulla sicurezza alimentare italiana ed europea.
L’affare assegnato alla Commissione Politiche dell’UE del Senato
Iter parlamentare2. Il documento è stato assegnato il 13 gennaio 2015 alla Commissione Politiche dell’Unione europea. Sono stati richiesti i pareri delle Commissioni Agricoltura e produzione agroalimentare e Industria, commercio, turismo.
Il parere della Commissione Agricoltura. La Commissione Agricoltura, esaminato l’affare assegnato in titolo, ha espresso, per quanto di propria competenza, il proprio parere destinato alla Commissione di merito (Politiche dell’Unione europea).
La Commissione ha, in premessa ricordato, che nella trattativa, in corso dal 2013, e condotta dalla Commissione europea, in rappresentanza dei ventotto Stati membri, con il Governo degli Stati Uniti, l’agricoltura costituisce un settore di particolare delicatezza, stante l’attuale differente regolamentazione in vari ambiti, tra i quali la normativa sulla sicurezza alimentare e i termini e l’efficacia dei controlli sulla salubrità dei cibi. Va peraltro tenuto conto che l’agricoltura si caratterizza anche per il legame a fattori imprevedibili come l’andamento climatico e le calamità naturali. C’è dell’altro: i prezzi degli alimenti sono maggiormente volatili rispetto ad altri beni. Atteso il tessuto delle piccole e medie imprese agricole e agroalimentari, adottare per queste strategie commerciali efficaci è più difficile rispetto alle grandi multinazionali.
Uno dei punti più controversi della negoziazione riguarda la tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche, sub capitolo “proprietà intellettuale”, ove sussiste una normativa affatto differente in ambito europeo e in quello USA: nel primo la registrazione dei nomi è basata sul legame esistente fra una qualità, una caratteristica o la reputazione e l’origine geografica del prodotto, nel secondo, la registrazione come marchio si limita ad accertare la distintività e la novità del segno oggetto della domanda.
Non solo: occorre, di conseguenza, una particolare attenzione sulle misure sanitarie e fitosanitarie e sulla tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti alimentari, dei vini e delle bevande spiritose.
La Commissione Agricoltura, prima di giungere alle considerazioni finali, ha ricordato che si è tenuto a New York dal 3 al 7 ottobre 2016 il quindicesimo round di negoziazioni. È tuttavia incerta la prosecuzione stessa della negoziazione dell’accordo, anche alla luce delle posizioni espresse dalla nuova presidenza americana e tenuto conto delle diverse visioni tra gli Stati membri dell’Unione europea.
Conclusivamente la Commissione Agricoltura ha espresso parere non ostativo, corredato di alcune osservazioni.
Nella negoziazione degli accordi multilaterali e bilaterali condotti dall’Unione europea – di libero scambio, di partenariato economico e degli investimenti – il Governo italiano deve impegnarsi affinché siano assicurati gli attuali livelli di tutela della sicurezza alimentare dei prodotti agroalimentari europei e di protezione delle indicazioni geografiche, priorità della politica interna dell’Unione europea e dell’Italia. Inoltre i nostri prodotti agroalimentari devono essere riconducibili al loro luogo di origine.
È inoltre necessario che sia assicurata ampia e trasparente informazione dei consumatori circa la provenienza e le caratteristiche dei prodotti agroalimentari esportati e importati, attraverso idonei sistemi di etichettatura e di divulgazione.
Da ultimo, occorre dedicare particolare attenzione al contrasto delle imitazioni e contraffazioni dei prodotti di eccellenza del Made in Italy agroalimentare su tutti i mercati internazionali.
Il parere della Commissione Industria. Il 7.2.2017 la Commissione esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni: valuti la Commissione di merito l’opportunità di segnalare al Governo l’esigenza che, nei negoziati connessi alla strategia commerciale dell’Unione europea, siano tutelati gli interessi difensivi e offensivi del sistema produttivo e commerciale italiano; sempre con riferimento ai negoziati connessi alla strategia commerciale dell’Unione europea, si invita inoltre la Commissione di merito a segnalare al Governo l’esigenza di tutelare le merci italiane dallo sfruttamento fraudolento del “Made in Italy” messo in atto da contraffattori e aziende “italian sounding”, anche attraverso l’identificazione dei veri prodotti italiani attraverso un logo univoco che garantisca indubbia riconoscibilità sui mercati esteri, affiancato da un sistema di sicurezza, allo scopo di tutelare l’eccellenza italiana; quanto all’eventuale ripresa dei negoziati con gli Stati Uniti per il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), si invita la Commissione di merito a valutare l’opportunità di sottolineare la necessità di evitare arretramenti su quanto raggiunto finora.
Il documento redatto dalla Commissione Politiche dell’Unione europea. L’iter dell’affare assegnato n.440/Senato è durato più di diciotto mesi, con una lunga parentesi riferita al 2016, nel corso del quale anno la Commissione ha proceduto ad audizioni informali. Di seguito la scansione temporale.
3.6.2015. La Commissione avvia l’esame dell’affare concernente la politica commerciale UE e in particolare il TTIP (accordo commerciale UE-USA), con le relazioni introduttive dei relatori, senatrice Fattori (M5S) e senatore Cociancich (PD). La senatrice Fattori spiega che il TTIP é un accordo commerciale di libero scambio, che mira ad abolire quanto più possibile le barriere doganali e le barriere non doganali fra USA ed UE in modo da creare un grande mercato in cui merci, servizi, investimenti possano circolare liberamente.
Il futuro accordo sconta non pochi aspetti problematici e desta non poche perplessità. Mentre i dazi che si pagano alle frontiere fra USA ed UE sono già molto ridotti (di solito inferiori al 3 per cento) le barriere non doganali, invece, sono numerose e molto significative e la loro abolizione o riduzione è il vero obiettivo del TTIP. Le barriere non doganali sono essenzialmente tre: gli standard tecnici dei prodotti e i regolamenti che presiedono alla loro produzione; le barriere sugli investimenti; qualsiasi legge o normativa che possa influenzare il libero commercio di un prodotto o di un servizio. Mentre le merci prodotte negli USA rispondono a standard diversi rispetto alle merci omologhe prodotte nell’UE, gli standard europei sono più̀ attenti alla protezione della salute e dell’ambiente. Uniformando tali parametri uno stesso prodotto potrà essere venduto sia negli USA sia nell’Unione Europea. È probabile che molto difficilmente gli Stati Uniti accetteranno di uniformarsi agli standard europei. È realisticamente ipotizzabile che il TTIP modificherà̀ gli standard europei al ribasso, cambiando in modo considerevole la vita di tutti.
Altro aspetto molto controverso del Trattato: la clausola ISDS (Investor State Dispute Settlement), meccanismo di composizione delle liti fra gli Stati e gli investitori stranieri, presente in molti trattati commerciali. La presenza della clausola ISDS vincola l’operato dei Governi. Qualsiasi scelta politica, qualsiasi normativa a protezione della salute, dell’ambiente, dei cittadini può minare le legittime attese di un investitore e costituire un trattamento non giusto ed equo. Il correlatore del PD fa presente che il trattato di Lisbona, che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007, attribuisce all’Unione europea una competenza specifica ed esclusiva nella materia commerciale e, pertanto, il negoziato in corso è legittimamente da essa esercitato. Dal momento che gli USA stanno impostando trattati simili con altre aree del globo ne consegue l’urgenza che anche l’Europa pervenga alla conclusione di tale accordo, considerato che da tempo il baricentro del commercio planetario si è spostato dall’Atlantico al Pacifico.
Pur non ignorando le possibili criticità presenti nel trattato in via di definizione, non possono essere però sottovalutate le potenzialità di sviluppo economico che derivano dalla sua futura implementazione. Ricorda che il Consiglio dell’Unione europea ha pubblicato le direttive di negoziato, adottate dal Consiglio “Affari esteri” (Commercio) il 14 giugno 2013 e che autorizzano la Commissione europea a intavolare un negoziato formale in materia di rapporti bilaterali con gli Stati Uniti.
Per quanto concerne gli scambi di merci, gli obiettivi dovranno essere: l’abolizione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali, prevedendo tuttavia regimi di trattamento speciali per i prodotti più sensibili; un’armonizzazione dell’approccio dell’UE e degli Stati Uniti in materia di norme di origine che tenga conto degli interessi dei produttori dell’Unione; l’inserimento di una clausola sulle misure antidumping e compensative, la quale riconosca la possibilità di misure appropriate contro il dumping e/o sovvenzioni compensative conformemente alle pertinenti norme dell’OMC, nonché l’istituzione di un dialogo periodico in materia di difesa commerciale; l’introduzione di misure di tutela bilaterali.
Per quanto riguarda gli scambi di servizi e i diritti di stabilimento, i negoziati mirano a vincolare il livello autonomo di liberalizzazione di entrambe le parti al livello di liberalizzazione più elevato raggiunto dagli attuali accordi di libero scambio garantendo nello stesso tempo un nuovo accesso al mercato mediante la rimozione dei rimanenti ostacoli di vecchia data.
Obiettivo dei negoziati in materia d’investimenti dovrà essere quello di ottenere disposizioni sulla liberalizzazione e sulla tutela degli investimenti analoghe ai livelli più elevati che entrambe le parti abbiano negoziato finora. I negoziati dovranno mirare all’inclusione di norme sul trattamento giusto ed equo, sulla tutela dall’esproprio diretto e indiretto, sulla completa sicurezza per gli investitori e gli investimenti, sulla libertà di trasferimento di fondi di capitale. Il negoziato intende, infine, rimuovere gli ostacoli non tariffari esistenti, raggiungendo un livello ambizioso di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione e il miglioramento della cooperazione fra autorità di regolamentazione.
1.7.2015. È definita una lista delle personalità da udire in merito all’affare assegnato: rappresentanti del Governo, della Commissione europea, esponenti delle realtà associative e professionisti.
1.2.2017. Riguardo all’affare assegnato i relatori fanno il punto sull’argomento, in vista della presentazione di uno schema di risoluzione. L’esame si è concentrato sulla Strategia dell’Unione europea basata su tre principi fondamentali: efficacia, trasparenza e valori europei. Si punta, tra l’altro, a salvaguardare il modello sociale e normativo europeo vigente a livello interno e a promuovere in tutto il mondo valori europei come lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani, il commercio equo ed etico e la lotta alla corruzione.
La Strategia del 2015 prevede un programma di negoziati commerciali con il fine di guidare la globalizzazione a vantaggio delle imprese e dei cittadini europei mediante alcune iniziative che riguardano: priorità alla conclusione dei principali progetti negoziali in corso, avvio di negoziati nella regione Asia-Pacifico, per accordi di libero scambio, garanzia di un’attuazione efficace degli accordi di partenariato economico e di rafforzamento delle relazioni con l’Unione africana e con i partner commerciali africani disposti ad avanzare; ammodernamento degli accordi di libero scambio in vigore con il Messico e il Cile e l’Unione doganale con la Turchia.
I trattati di nuova generazione, incentrati su una logica di regolamentazione, possono tuttavia porre delle limitazioni e condizionare la legislazione nazionale in settori nevralgici del diritto, quali i servizi pubblici, la salute, l’ambiente, il lavoro, tutti settori in cui sono presenti beni pubblici europei da preservare e tutelare.
Particolare attenzione è stata posta al partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) con gli Stati Uniti, di cui la relazione congiunta UE-USA, del 17 gennaio 2017, riflette lo stato di avanzamento dei negoziati.
Nel corso dell’esame sono stati considerati alcuni aspetti che si riferiscono al TTIP di maggiore criticità. In primo luogo, il tema della trasparenza nei negoziati, in merito al quale è stato concordato di consentire una limitata visione dei relativi documenti, avviando modalità sperimentali di lettura in apposite “reading rooms”. In secondo luogo, la materia della protezione degli investimenti negli accordi commerciali, in cui la Commissione europea ha presentato una nuova proposta volta a sostituire il meccanismo (ISDS – Investor-State Dispute Settlement) con un sistema giurisdizionale per gli investimenti (Investment Court System – ICS). In terzo luogo, la materia dell’accesso agli appalti.
Inoltre, il riconoscimento delle indicazioni geografiche, soprattutto dei prodotti agroalimentari.
Infine, la natura del progetto di trattato, anche in merito alla valutazione sulla ratifica da parte dei Parlamenti nazionali. Si ritiene che esso sia da considerare un trattato di natura mista poiché non tutte le parti dell’accordo rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione.
Non può peraltro non essere ricordato che con l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti si registra un cambiamento nell’approccio di tale Paese al commercio internazionale, attuato ad esempio con l’ordine esecutivo di ritirare formalmente l’adesione degli Stati Uniti al TPP3.
15.3.2017. Si preannuncia la possibile presentazione di una risoluzione congiunta dei relatori.
22.3.2017. In relazione all’esame dell’affare assegnato n. 440 sull’Attuazione delle iniziative della Commissione europea connesse agli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea, è stato approvato lo schema di risoluzione presentato dai senatori Fattori e Cociancich (Doc. XXIV, n. 75). La Commissione ha quindi convenuto di chiedere al Presidente del Senato che la risoluzione sia sottoposta all’attenzione dell’Assemblea.
Il testo del documento XXIV, n. 75
Di seguito il testo del documento.
La 14a Commissione permanente,
ricordato che l’assegnazione dell’affare in titolo è stata annunciata nella seduta dell’Assemblea del 13 gennaio 2015 e che, successivamente, la stessa Assemblea ha autorizzato la 9a Commissione (Agricoltura) e la 10a Commissione (Industria) ad esprimere, ai sensi dell’articolo 38 del Regolamento, il proprio parere alla 14a Commissione;
considerato che, dopo la prima seduta di incardinamento del 3 giugno 2015, sul tema, la Commissione ha partecipato all’incontro interparlamentare organizzato dalle Commissioni Affari europei, Affari economici e Affari esteri dell’Assemblea Nazionale francese, svolto a Parigi il 17 giugno 2015, e alla visita d’informazione presso la Commissione europea a Bruxelles il 6 e 7 luglio 2015, e ha svolto le seguenti audizioni: – del Vice Ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda (24 giugno 2015); – del Commissario europeo Phil Hogan (30 giugno 2015); – di rappresentanti del Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà (Movisol) e della Campagna Stop TTIP Italia (23 luglio 2015); – di rappresentanti della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura, Coldiretti e Slow Food Italia (5 novembre 2015); – della Commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmström (26 novembre 2015); – del professore di diritto internazionale dell’Università Bocconi, Giorgio Sacerdoti (19 aprile 2016); – del Direttore generale della politica commerciale internazionale del Ministero dello Sviluppo economico, Amedeo Teti (26 aprile 2016); – del Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto (25 ottobre 2016);
considerata la Strategia dell’Unione europea delineata nella Comunicazione “Commercio per tutti: verso una politica commerciale e di investimento più responsabile” (COM(2015) 497), basata sui tre principi fondamentali dell’efficacia, della trasparenza e dei valori europei, in cui tra l’altro si punta a salvaguardare il modello sociale e normativo europeo vigente a livello interno e a promuovere in tutto il mondo valori europei come lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani, il commercio equo ed etico e la lotta alla corruzione;
considerato che la Strategia del 2015 è diretta a una politica commerciale di libero scambio e libero mercato globalizzato, mediante le seguenti priorità:
– promuovere la conclusione dei principali progetti negoziali in corso, come i negoziati in ambito OMC, il TTIP, l’accordo di libero scambio UE-Giappone, l’accordo UE-Cina in materia di investimenti, e l’accordo CETA UE-Canada;
– avviare negoziati nella regione Asia-Pacifico, per accordi di libero scambio con Australia, Nuova Zelanda, Filippine e Indonesia;
– assicurare un’attuazione efficace degli accordi di partenariato economico e rafforzare le relazioni con l’Unione africana e con i partner commerciali africani disposti ad avanzare;
– modernizzare gli accordi di libero scambio in vigore con il Messico e il Cile e l’Unione doganale con la Turchia;
considerato, in merito alle relazioni commerciali con la Cina, quanto espresso dal Parlamento europeo con la risoluzione del 12 maggio 2016 sullo status di economia di mercato della Cina, secondo cui è necessario tenere conto “dei timori espressi dall’industria europea, dai sindacati e da altri soggetti interessati in merito alle conseguenze per l’occupazione, l’ambiente, gli standard e la crescita economica sostenibile nell’UE in tutti i settori manifatturieri interessati, così come per l’intero comparto industriale dell’UE, e a garantire in questo contesto la difesa dell’occupazione nell’Unione europea”;
valutato che i trattati di nuova generazione, incentrati su una logica di deregolamentazione, possono porre limitazioni e condizionare la legislazione nazionale in settori giuridici nevralgici, quali i servizi pubblici, la salute, l’ambiente, il lavoro, in cui sono presenti beni comuni europei da preservare e tutelare;
rilevato che con l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti si registra un cambiamento nell’approccio di tale Paese al commercio internazionale, mirante a favorire la stipula di accordi bilaterali con singoli Stati, e che tale strategia indebolisce inevitabilmente il potere negoziale di questi ultimi, data la indubbia posizione di preminenza che l’economia statunitense risulterebbe avere di fronte ad un’Europa disunita e ai suoi membri individualmente considerati;
considerata la continua evoluzione delle relazioni commerciali degli Stati Uniti su mercati diversi da quello europeo e l’apertura di mercati di dimensioni e potenzialità economiche estremamente più ampi di quello europeo, in particolare sul versante transpacifico;
valutata la relazione congiunta UE-USA, del 17 gennaio 2017, sullo stato di avanzamento dei negoziati per il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP);
considerati, in particolare, alcuni aspetti relativi al TTIP, di maggiore criticità, tra cui:
– il tema della trasparenza nei negoziati, in merito al quale le Parti hanno concordato di consentire una limitata visione dei relativi documenti, avviando modalità sperimentali di lettura in apposite “reading rooms”. Al riguardo, il Ministero dello sviluppo economico ha attivato, dal 30 maggio 2016, la Sala Lettura Nazionale, presso la sua sede di Via Veneto a Roma, nella quale i parlamentari possono consultare, secondo modalità predefinite, la documentazione riservata relativa al negoziato sul TTIP;
– la materia della protezione degli investimenti negli accordi commerciali, in cui, anche a seguito di una consultazione pubblica, nel novembre 2015 la Commissione europea ha presentato una nuova proposta volta a sostituire il meccanismo ISDS (Investor-State Dispute Settlement) con un sistema giurisdizionale per gli investimenti ICS (Investment Court System) che presenta tuttavia numerose criticità;
– la materia dell’accesso agli appalti;
– il riconoscimento delle indicazioni geografiche, soprattutto dei prodotti-agroalimentari;
– la natura del progetto di trattato, relativamente al quale ogni valutazione in merito alla sua ratifica da parte dei parlamenti nazionali è stato rinviato al momento della sua definitiva approvazione, quando invece dovrebbe essere necessariamente previsto il passaggio parlamentare nei diversi Stati membri al fine di un’analisi finale degli aspetti di rilevanza nazionale. Si ritiene, infatti, che esso sia da considerare un trattato di natura mista, alla stregua del trattato CETA con il Canada, poiché non tutte le parti dell’accordo sembrano rientrare nella competenza esclusiva dell’Unione. Di conseguenza, come è stato affermato – in relazione all’accordo UE-Singapore – nelle conclusioni dell’Avvocato generale della Corte di giustizia UE, del 21 dicembre 2016 (procedura di parere 2/15), nonostante le difficoltà che potrebbero derivare da un processo di ratifica che coinvolga tutti gli Stati membri a fianco dell’Unione, si ritengono prevalenti gli aspetti di correttezza formale inerenti l’individuazione della base giuridica e quindi la competenza a concludere l’accordo;
considerate le osservazioni delle Commissioni 9a (Agricoltura e produzione agroalimentare) e 10a (Industria, commercio e turismo) del Senato, chiamate ad esprimersi in sede di parere alla 14a Commissione sull’affare assegnato;
rilevato in particolare che, per quanto riguarda la Commissione Agricoltura, viene sottolineata la necessità che, in generale, nella negoziazione degli accordi multilaterali e bilaterali condotti dall’Unione europea – di libero scambio, di partenariato economico e degli investimenti – vi sia un impegno del Governo italiano nelle competenti sedi europee, affinché:
– siano assicurati gli attuali livelli di tutela della sicurezza alimentare dei prodotti agroalimentari europei e di protezione delle indicazioni geografiche, priorità della politica italiana;
– sia assicurata un’ampia e trasparente informazione dei consumatori circa la provenienza e le caratteristiche dei prodotti agroalimentari esportati ed importati, attraverso idonei sistemi di etichettatura e di divulgazione;
– sia dedicata particolare attenzione al contrasto delle imitazioni e contraffazioni dei prodotti di eccellenza del Made in Italy agroalimentare sui mercati internazionali, fenomeno che genera un consistente danno economico ai prodotti italiani più diffusi ed esportati nel mondo;
rilevato inoltre che, anche per quanto riguarda la Commissione Industria, viene sottolineata la necessità di un impegno del Governo, in sede di negoziati connessi alla strategia commerciale dell’Unione europea, in favore di una tutela delle merci italiane dallo sfruttamento fraudolento del Made in Italy messo in atto da contraffattori e aziende “Italian sounding”, anche attraverso modalità di identificazione dei prodotti italiani che garantisca la loro riconoscibilità sui mercati esteri, affiancato da un sistema di sicurezza, allo scopo di tutelare l’eccellenza italiana;
preso atto delle posizioni assunte dalle associazioni rappresentative delle piccole e medie imprese in Europa e di quanto emerso nel corso delle audizioni riferite all’affare assegnato in titolo, alcune delle quali hanno sostenuto la tesi per la quale i negoziati in essere per accordi di libero scambio, quali per esempio il TTIP, possano pregiudicare la salvaguardia del tessuto micro imprenditoriale locale che, di fatto, rispetto al medesimo settore industriale statunitense, ha dimensioni aziendali più piccole, nonché la tutela delle eccellenze agricole;
preso atto altresì che da altre audizioni e posizioni, soprattutto da Confindustria, emerge una valutazione sostanzialmente positiva dell’accordo transatlantico e degli effetti che esso produrrebbe per l’economia italiana e la sua crescita,
impegna il Governo:
a compiere ogni passo affinché i negoziati commerciali dell’Unione europea – anche quelli in essere (a partire dal TTIP), su cui è necessario avviare una fase di riflessione politica – siano basati su meccanismi trasparenti, comprensibili dai cittadini e, soprattutto, aperti al contributo dei parlamenti nazionali sulle materie non di esclusiva competenza europea, prevedendo apposite clausole di salvaguardia a tutela degli interessi nazionali e qualificando i trattati commerciali stessi quali accordi misti, al fine di sottoporli alle procedure di ratifica parlamentare nei singoli Stati membri;
a promuovere efficaci e specifiche modalità di ascolto e rappresentanza degli interessi economici, sociali e ambientali diffusi, attraverso il coinvolgimento delle associazioni di cittadini e consumatori europei, dei rappresentanti delle categorie professionali, industriali, sindacali e dei lavoratori;
a favorire, mediante la propria azione in ambito europeo, il raggiungimento di accordi commerciali che tutelino il Made in Italy e più in generale le produzioni d’eccellenza italiane ed europee, in particolare dell’agro-alimentare, prevedendo un sistema di controlli, vigilanza e sicurezza e con la possibilità di invocare clausole di salvaguardia di temporanea sospensione in caso di criticità nazionale;
a mantenere fermo ed imprescindibile, nei negoziati commerciali che riguardano l’Unione europea, il criterio volto ad assicurare primaria tutela ai beni comuni, alle priorità politiche dell’Unione europea, nonché ai valori di democrazia e libertà, progresso economico, coesione, solidarietà sociale, sicurezza e rispetto dell’ambiente, che guidano il processo di integrazione europea, a beneficio dei cittadini e delle imprese, soprattutto le piccole e micro imprese, che sono la principale fonte di occupazione e di innovazione europea.
Bruno Nobile
1 TTIP è acronimo di “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. In via teorica il TTIP dovrebbe aiutare cittadini e imprese attraverso l’apertura degli USA alle imprese dell’UE, la riduzione degli oneri amministrativi per le imprese esportatrici, la definizione di nuove norme per rendere più agevole ed equo esportare, importare e investire oltreoceano. Attualmente l’Europa si trova a far fronte a grandi sfide: rilanciare l’economia, rispondere alle situazioni di conflitto in prossimità delle nostre frontiere, adattarsi alle economie emergenti, mantenere l’influenza dell’UE nel mondo.
2 I riferimenti normativi del documento sono l’articolo 50, comma 2 e l’articolo 34, comma 1, del Regolamento del Senato. Articolo 50, comma 2: “2. A conclusione dell’esame di affari a esse [Commissioni] assegnati sui quali non siano tenute a riferire al Senato, le Commissioni possono votare risoluzioni intese a esprimere il loro pensiero e gli indirizzi che ne derivano in ordine all’argomento in discussione. Un rappresentante del Governo deve essere invitato ad assistere alla seduta”. Articolo 34, comma 1: “1. Il Presidente del Senato assegna alle Commissioni permanenti competenti per materia o a Commissioni speciali i disegni di legge e in generale gli affari sui quali le Commissioni sono chiamate a pronunciarsi ai sensi del presente Regolamento, e ne dà comunicazione al Senato. (…)”.
3 Si legge quanto segue nel comunicato stampa della Commissione europea del 17 gennaio 2017. La relazione congiunta UE-USA delinea i progressi compiuti in tutti i settori dei negoziati, vale a dire un migliore accesso ai mercati per le imprese europee e americane, una semplificazione dei regolamenti tecnici, evitando un livellamento verso il basso, e nelle norme globali per gli scambi, compreso in materia di sviluppo sostenibile, lavoro e ambiente, con un capitolo dedicato specificamente alle piccole imprese. Oltre a delineare le convergenze raggiunte, la relazione indica i settori che richiedono ancora notevoli interventi per risolvere le differenze, tra cui il miglioramento dell’accesso ai mercati degli appalti pubblici, una solida protezione degli investimenti che mantenga il diritto a regolamentare e la conciliazione degli approcci in materia di marchi e indicazioni geografiche. Nel corso degli ultimi anni la Commissione ha pubblicato le proposte di testo dell’UE nell’ambito dei negoziati per il TTIP, oltre a relazioni sui cicli di negoziati e a documenti di sintesi, e ha avviato un’ampia consultazione della società civile, facendo sì che le trattative commerciali UE-USA diventassero i negoziati bilaterali più trasparenti mai condotti. I colloqui hanno inoltre portato a una riforma delle disposizioni dell’UE in materia di protezione degli investimenti negli accordi commerciali, grazie a un dialogo approfondito con le parti interessate, comprendente anche una consultazione pubblica. Nel novembre 2015 la Commissione ha presentato una nuova proposta per sostituire l’obsoleto meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato (ISDS) con un sistema giurisdizionale per gli investimenti (ICS) moderno e trasparente, che tutela efficacemente gli investimenti mantenendo al contempo il pieno diritto dei governi di regolamentare. Le motivazioni economiche e strategiche per un accordo tra le due economie industriali avanzate più grandi del mondo restano forti. Negli ultimi tre anni sono stati realizzati considerevoli progressi per la conclusione di un accordo equilibrato e di alto livello che stimoli la crescita, migliori la competitività e crei posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico.