- 03/02/2017
- Postato da: Marta
- Categorie: Approfondimenti, Notizie

A dispetto delle resistenze del governo di Washington a ogni istanza di etichettatura degli OGM negli alimenti – e della reprimenda dell’ex presidente Obama nei confronti del Vermont, (1) per aver provato a introdurre tale regola – il mercato statunitense si muove in questa direzione, grazie al colosso Whole Foods Market (WFM). Non senza ostacoli per i suoi fornitori d’oltreoceano.
A fine 2016 la prima catena USA di distribuzione di cibi ‘naturali’ e bio ha richiesto a tutti i suoi fornitori di adeguarsi entro l’1.9.18 alla sua ‘GMO Labeling Policy’, (2) che supera la timidezza espressa nella embrionale ‘U.S. National Bioengineered Food Disclosure Law‘ (29.7.16) mirando invece subito all’obiettivo di informare i consumatori con chiarezza sulla presenza o derivazione da OGM dei prodotti esposti in vendita, o dei loro ingredienti.
La nuova policy di Whole Foods richiede a ‘tutti i fornitori di prodotti alimentari di etichettare come OGM i prodotti che contengono ingredienti a rischio di essere geneticamente modificati e che non hanno ricevuto certificazione Non-OGM o Biologica da organizzazioni terze approvate dallo stesso Whole Foods Market‘.
Una sfida epocale per il ‘gigante buono’ d’oltreoceano, che ha già consentito di offrire sui mercati USA e Canada ben 25mila referenze bio e 11.500 certificate come non-OGM. E Un’ottima occasione al contempo per la filiera alimentare italiana che ha sempre resistito alle false promesse degli OGM in agricoltura, (3) escludendone altresì l’impiego nella gran parte delle produzioni alimentari. (4) Una opportunità che tuttavia rischia di comportare ulteriori oneri, spesso neppure giustificati, per i fornitori europei.
All’atto pratico, WFM richiede infatti che i prodotti ‘a rischio OGM’ – escludendo perciò le derrate certificate ‘bio’ e quelle i cui ingredienti siano privi di una corrispondente matrice geneticamente modificata (5), in relazione ai quali si potrà scrivere ‘… (name of the raw material) is not GMO’ – siano certificati come ‘Non-GMO‘ da uno dei pochi enti accreditati nel suo programma. (6)
Bisognerebbe però spiegare a Whole Foods che le politiche europee (7) giò garantiscono i consumatori limitando in maniera drastica la possibilità d’impiego di materiali OGM nelle produzioni di alimenti e mangimi – di fatto, ai soli derivati di soia, mais, colza, barbabietola – e che il loro utilizzo è sempre e comunque vincolato a stringenti requisiti di tracciabilità lungo l’intera filiera ed etichettatura specifica dei prodotti finali. (8)
L’impiego di ingredienti OGM non dichiarati in etichetta, in Europa, è dunque escluso per legge, (9) e le già rigorose verifiche condotte in autocontrollo sono a loro volta soggette ai controlli pubblici ufficiali. Oltreché, in molti casi, alle certificazioni di parte terza ad opera di organismi indipendenti, talora anche sulla base di apposite norme tecniche. (10)
Dario Dongo
Note
(1) Cfr. https://consumerist.com/2016/07/29/president-signs-law-that-outlaws-vermont-gmo-labeling-rules-replaces-them-with-barcodes/
(2) http://media.wholefoodsmarket.com/news/the-facts-on-whole-foods-markets-gmo-commitment
(3) Si veda l’ebook ‘OGM, la Grande Truffa’, dell’autore, su http://www.greatitalianfoodtrade.it/sostenibilità/ogm-la-grande-truffa
(4) Al di là del paradosso della zootecnia nostrana, non ancora in grado di valorizzare le filiere ‘OGM-free’ al di fuori del biologico, come abbiamo accennato su http://www.greatitalianfoodtrade.it/food-times-blog/ogm-tra-proclama-e-realtà-il-paradosso-italiano
(5) Es. grano, orzo, oliva, uva e perciò anche vino, altra frutta escluse mele e banane, frutta con guscio, zucchero di canna, ortaggi esclusi pomodori, specie ittiche escluso salmone, etc.
(6) Gli enti di certificazione indicati da WFM sono ‘NSF True North’, ‘The Non-GMO Project’, ‘USDA Organic‘ e programmi internazionali equivalenti
(7) Cfr. reg. (CE) 1829, 1830/2003
(8) Con le sole eccezioni di enzimi e microorganismi, oltreché dei prodotti derivati da animali nutriti con mangimi OGM
(9) Fatte salve le eccezioni di cui in precedente nota 8
(10) Si cita ad esempio la ‘Specifica Tecnica per prodotti alimentari con ingredienti non geneticamente modificati’ elaborata da DNV GL, su http://bit.ly/2l246Xh