Bisfenolo A, il parere dell’EFSA

Il profilo tossicologico del bisfenolo A – del quale il Parlamento europeo ha chiesto il bando il 6 ottobre 2016 – è stato affrontato dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) in un parere del gennaio 2015.

 

Il parere EFSA 

SPECIALE BISFENOLO A
SPECIALE BISFENOLO A

L’EFSA, dopo aver condotto valutazioni accurate utilizzando dati tratti da studi sugli animali e sull’uomo, si è espressa concludendo che:
– risulta probabile che il BPA a dosi elevate causi effetti nocivi su rene e fegato;
– i possibili effetti del BPA sui sistemi riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare e la possibilità di indurre il cancro al momento non sono considerati probabili, anche se non è stato possibile escluderli. Pertanto essi si sommano all’incertezza scientifica complessiva circa i pericoli collegati al BPA.

Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica usata, prevalentemente in associazione con altre sostanze, per produrre plastiche e rivestimenti, anche in ambito alimentare.

 

BPA, dove si trova

Quasi il 70% della produzione totale di BPA è impiegata per la sintesi del policarbonato, plastica spesso scelta per la sua combinazione pressoché unica di proprietà: trasparenza, durata, sicurezza, versatilità, resistenza meccanica e al calore, ne fanno una scelta privilegiata per molte applicazioni (lenti per occhiali, CD, DVD, caschi, telefoni cellulari, spine, prese, contatori, lastre per l’edilizia, sportelli per forni a microonde).

In ambito alimentare, il policarbonato, viene utilizzato per produrre recipienti per alimenti e bevande come stoviglie di plastica (piatti e tazze), vasellame per cottura a microonde, utensili da cucina, serbatoi per l’acqua e tettarelle e (fino al 2011) per la realizzazione di biberon.

Altro forte ambito di utilizzo è rappresentato dalle resine epossidiche: scelte per la loro protezione contro la corrosione, stabilità termica e resistenza meccanica, sono utilizzate principalmente come rivestimenti per applicazioni industriali (circuiti stampati, vernici per auto, inchiostri di stampa, serbatoi per lo stoccaggio di acqua potabile) e domestiche, come barattoli di latta per alimenti e lattine per bevande.

Quantità più modeste di BPA sono impiegate come additivo in materiali plastici in genere e nella carta termica.

 

La migrazione negli alimenti

La principale fonti di esposizione è stata individuata, per tutte le fasce di età, negli alimenti in scatola;
il BPA può infatti migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che lo contengono, specie in condizioni favorevoli al rilascio (tempi prolungati, alte temperature, alimenti a base grassa) mettendo a rischio la salute, in particolare, delle classi di popolazione più vulnerabili (infanti, bambini e donne incinte).

Nonostante l’EFSA abbia dichiarato che l’esposizione delle persone al bisfenolo A (BPA) attraverso il cibo e altre fonti non alimentari (polveri, cosmetici e carta termica) si può considerare al di sotto della dose giornaliera tollerabile (DGT), senza rischi per la salute dei consumatori, molti Stati europei hanno adottato legislazioni proprie al fine di limitarne e/o vietarne l’impiego.

Luca Foltran, Dario Dongo



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