La normativa anti spreco alimentare. Rassegna delle leggi regionali

Dopo avere analizzato il percorso di approvazione della legge italiana contro lo spreco alimentare e di farmaci ed avere ripercorso il quadro normativo comunitario e la recente legge francese in materia, vediamo cosa prevede la legislazione regionale attualmente esistente.

 

ABRUZZO

Legge Regionale 12 gennaio 2016, n. 4: “Lotta agli sprechi alimentari”.

La Regione tutela le fasce più deboli della popolazione promovendo attività di recupero e di distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari a favore delle persone in stato di povertà o grave disagio sociale.
All’uopo la Regione si avvale, come soggetti attuatori, degli Enti locali, delle Organizzazioni di volontariato; delle Associazioni di promozione sociale, delle scritte all’Albo regionale; delle Cooperative sociali; delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale); delle Fondazioni aventi esclusivamente finalità di assistenza, beneficenza, educazione, istruzione, studio o ricerca scientifica.
Gli operatori del settore alimentare, che cedono gratuitamente i prodotti, devono prevedere corrette prassi operative al fine di garantirne la sicurezza igienico-sanitaria.
La Regione Abruzzo può concedere contributi ai predetti soggetti per lo svolgimento dell’attività di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari a favore delle persone in stato di povertà o di grave disagio sociale; per il finanziamento di progetti formativi.
In particolare l’articolo 2 definisce le eccedenze alimentari e non alimentari. Le eccedenze alimentari fanno riferimento agli alimenti “di cui al Regolamento (CE) n. 178/2002 che sono prodotti in qualsiasi stadio della filiera agroalimentare e che non sono immessi nei circuiti commerciali, o non sono acquistati o distribuiti o somministrati o consumati, le derrate alimentari di cui al Decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 (Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale). In ogni caso “a) i prodotti agro-alimentari invenduti e destinati all’eliminazione del circuito alimentare; b) i prodotti agro-alimentari in perfetto stato di conservazione non idonei alla commercializzazione, o invenduti, per carenza o errori di etichettatura, o per motivi similari, e perfettamente commestibili; i pasti non serviti dagli esercizi di ristorazione e di somministrazione collettiva. A contrario, sono da “considerare eccedenze non alimentari tutti i prodotti per la casa, abbigliamento e vestiario, biancheria, articoli tessili, mobili e articoli per l’arredamento, articoli per la pulizia, articoli igienico-sanitari e simili, oggetti per lo sport e il tempo libero, prodotti di cartoleria, libri, giocattoli”.

 

BASILICATA

Al 6 febbraio di quest’anno si era in attesa dell’attuazione della legge regionale “Contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo di eccedenze alimentari e non” approvata in Consiglio regionale nel luglio dello scorso anno.
La proposta di legge, al fine di tutelare le fasce più deboli e sostenere la riduzione degli sprechi, promuove le attività di solidarietà, beneficienza, di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari, al fine di contrastare povertà e disagio sociale.
Questo schema normativo intende trasformare sprechi alimentari o eccedenze in opportunità verso quei soggetti che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale, promuovendo l’attività di recupero anche attraverso le reti del volontariato.
Per eccedenze alimentari, va da sé, si tratta di prodotti perfettamente commestibili, tali da essere consegnati a gente bisognosa.
per lo sport, prodotti di cartoleria, giocattoli, libri), sono destinate a finire nelle discariche creando costi aggiuntivi e danni ulteriori all’ambiente.

 

CALABRIA

A metà gennaio di quest’anno si trovava in fase di avanzata elaborazione la proposta di legge recante “Norne per la promozione dell’attività di recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari per contrastare la povertà e il disagio sociale”.
La proposta interviene contro lo spreco alimentare per contrastare la povertà e il disagio sociale.
La diretta conseguenza sarà anche quella di contribuire a risolvere la problematica dei “prodotti da albero non raccolti” che per gli agricoltori calabresi rappresenta un gravoso onere (diminuire gli sprechi per produrre meno scarti con diretta riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti residui). Con il recupero delle eccedenze alimentari e agroalimentari di alta qualità e la loro successiva destinazione a soggetti bisognosi per il tramite di enti, cooperative, organizzazioni e associazioni caritative e di beneficienza, si promuovo e si disciplinano interventi di solidarietà nell’ambito di un disegno sociale più ampio.
Tra le definizioni delle scontate tipologie di eccedenza alimentari contenute all’articolo 2 del provvedimento in itinere si notano i prodotti agricoli non raccolti, perfettamente commestibili: si contribuisce a risolvere l’annoso problema dei prodotti da albero non raccolti, un gravoso onere per gli agricoltori della Regione.

 

CAMPANIA

Legge regionale 6 marzo 2015, n. 5: “Interventi regionali di riconversione delle eccedenze alimentari”.
La Regione intende fronteggiare il fenomeno degli sprechi alimentari e promuovere e sostenere la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, con interventi atti a limitare e ridurre le condizioni di disagio economico, valorizzando nello stesso tempo l’attività di solidarietà e beneficenza svolta dai soggetti attuatori, con la raccolta e la redistribuzione dei generi alimentari non idonei alla commercializzazione ma commestibili o dei pasti non serviti dagli esercizi di ristorazione e dalle eccedenze alimentari invendute dalla grande distribuzione.
La Regione si prefigge altresì lo scopo di sostenere e valorizzare l’attività delle imprese produttive e della distribuzione ispirata ai principi della responsabilità sociale e che sono concessionarie del marchio etico della Regione Campania istituito con la legge regionale 21 luglio 2011, n. 14: Promozione del marchio etico regionale. A tal fine si promuovono azioni per concretizzare accordi tra le aziende del settore alimentare e gli operatori del Terzo settore che diventano il tramite virtuale affinché lo spreco alimentare venga trasformato in strumento efficace e fonte di nutrimento e sostegno per le fasce più deboli della popolazione.
La legge 5/2015 è finalizzata anche a implementare tra i giovani e le loro famiglie la cultura della solidarietà sociale con specifiche iniziative nelle diverse istituzioni scolastiche ed agenzie formative, considerando il valore del cibo come bene non illimitato e le rilevanti percentuali di spreco alimentare nei Paesi avanzati, nella fase sia della produzione sia della distribuzione e del consumo.
In particolare l’articolo 2 considera eccedenze alimentari: le derrate alimentari in perfetto stato di conservazione non idonee alla commercializzazione per carenza o errori di confezionamento, di etichettatura o per motivi similari nonché per prossimità della data di scadenza, perfettamente commestibili; i pasti non serviti dagli esercizi di ristorazione autorizzati e di somministrazione collettiva, perfettamente commestibili; le eccedenze alimentari invendute dalla grande distribuzione e destinate alla eliminazione dal circuito alimentare, perfettamente commestibili.

 

EMILIA ROMAGNA

Con deliberazione del 24 marzo 2014, n. 367 la Giunta regionale ha proceduto all’Approvazione delle “Linee guida per il recupero, la distribuzione e l’utilizzo di prodotti alimentari per fini di solidarietà sociale”.
Con questo documento sono fornite indicazioni utili a semplificare e sostenere l’azione di recupero degli alimenti a favore dei bisognosi garantendo criteri di sicurezza alimentare.
Le Linee guida precisano quali debbano essere i comportamenti a tutela della salute del consumatore da parte delle associazioni e dei donatori.
In particolare le ONLUS devono adottare modalità organizzative e di gestione tali da garantire l’igiene e la sicurezza degli alimenti donati durante tutte le fasi delle attività di raccolta fino alla destinazione finale dotandosi di procedure tecniche e adeguate attrezzature.
I donatori devono essere Operatori del Settore Alimentare – OSA (commercio, ristorazione o produzione), in altre parole imprese registrate o riconosciute ai sensi delle normative vigenti in materia di sicurezza alimentare e come tali devono garantire che il prodotto ceduto gratuitamente sia perfettamente edibile e non costituisca un rischio per il consumatore. Il donatore anche per i prodotti donati deve garantire la rintracciabilità come previsto dalla disciplina comunitaria.
I prodotti confezionati deperibili e non deperibili devono esser in perfetto stato di conservazione e alla giusta temperatura di conservazione, le confezioni devono essere integre e non si devono, tra l’altro, evidenziare segni d’infestazione da insetti o da altri animali. Non possono essere donati prodotti con la data di scadenza superata mentre possono essere utilizzati prodotti con termine minimo di conservazione superato purché sia disponibile la dichiarazione del produttore attestante la loro commestibilità.
I prodotti non confezionati (sfusi e preincartati), deperibili e non deperibili, possono essere donati purché siano in perfetto stato e alla giusta temperatura di conservazione, posti in contenitori idonei a venire a contatto con gli alimenti e protetti dalle polveri e dagli insetti. Se si tratta di prodotti sfusi altamente deperibili (carni fresche, pesce fresco) prima di essere consegnati possono essere congelati direttamente dal donatore o dalla ONLUS che distribuisce il prodotto ad altre organizzazioni.
Se tratta di prodotti sfusi a ridotta deperibilità e parzialmente disidratati come pane, focacce, torte e altri prodotti da forno possono essere congelati dal donatore o dall’ONLUS.
Eccedenze di ristorazione o comunque di cibo cotto, se non immediatamente somministrate, è opportuno siano preventivamente sottoposte ad abbattimento della temperatura fino a -10°C presso il luogo di produzione o di vendita e conservate a tale temperatura fino al momento del consumo.

FRIULI VENEZIA GIULIA

Vista la legge regionale 7 settembre 1987, n. 30 (Norme regionali relative allo smaltimento dei rifiuti) che definisce le competenze in merito alla predisposizione e all’approvazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti; visto il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) con il Decreto del Presidente della Regione 18 febbraio 2016, n. 04 è stato approvato il Programma regionale di prevenzione della produzione dei rifiuti allegato al presente provvedimento del quale costituisce parte integrante e sostanziale.
Il piano è articolato in cinque punti (più un vademecum per i cittadini): quadro normativo di riferimento; analisi dello stato di fatto; priorità e strategia; pianificazione degli interventi; monitoraggio. Il paragrafo Pianificazione degli interventi, è strutturato in due sotto-paragrafi, il primo dei quali reca il titolo “ Azioni di prevenzione del Programma regionale”, che a sua volta prevede undici sezioni. La prima di queste è dedicata agli sprechi alimentari.
Le azioni da mettere in atto sul territorio regionale al fine di contrastare gli sprechi alimentari sono di seguito indicate.
Ritiro degli alimenti prossimi alla scadenza presso la distribuzione commerciale. L’azione consiste nella creazione di una rete di contatti tra la distribuzione organizzata e il terzo settore, con il coinvolgimento fattivo delle Amministrazioni comunali per mezzo dei Piani di Zona, al fine di raccogliere alimenti invenduti prossimi alla scadenza ma ancora integri e commestibili da donare agli anti di beneficenza. I prodotti alimentari oggetto dell’azione sono: alimenti sfusi deperibili, alimenti confezionati deperibili, alimenti sfusi non deperibili, alimenti confezionati non deperibili, pasti pronti in legame freddo, pasti pronti in legame caldo.
L’azione ha vantaggi, a livello sia ambientale sia sociale. Per quanto riguarda l’ambiente, l’azione consente di evitare la produzione di rifiuti biodegradabili, mentre dal punto di vista sociale l’azione favorisce l’inclusione sociale e la lotta alla povertà.
Ritiro di pasti cotti non consumati da utenti di mense pubbliche e private. L’azione consiste nella creazione di una rete di contatti tra le mense, pubbliche e private, quali mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, servizi di ristorazione e catering, e il terzo settore, con il coinvolgimento fattivo delle Amministrazioni comunali per mezzo dei Piani di Zona, al fine di raccogliere pasti non consumati, ancora integri e commestibili, da donare agli enti di beneficenza. I prodotti alimentari oggetto dell’azione sono: i pasti pronti in legame freddo, i pasti pronti in legame caldo, ai quali dianzi s’è fatto espresso riferimento.
L’azione presenta vantaggi a livello ambientale e sociale. Dal punto di vista sociale l’azione favorisce l’inclusione sociale e la lotta alla povertà. Di più, l’azione assume un’importante valenza educativa della cittadinanza riguardo ai temi dello spreco e del consumo consapevole.

 

LAZIO

Il 23 gennaio 2014 è stata ufficializzata la proposta di legge n.125 dal singolare titolo “Last minute – lo spreco diventa risorsa”.
La Regione Lazio al fine di sostenere le fasce più esposte al rischio d’impoverimento promuove iniziative di recupero di prodotti alimentari e non, secondo il modello del Last minute market, che promuove una concreta azione di sviluppo sostenibile locale con conseguenti benefici a livello economico, sociale e ambientale sui territori dove viene attivato, riducendo lo spreco e favorendo lo sviluppo di una rete di solidarietà tra enti, imprese e associazioni no profit.

 

LIGURIA

È del febbraio di quest’anno la proposta di legge, ove la Regione assumerebbe un ruolo di regia strategica nella lotta agli sprechi alimentari.
Al centro della proposta di legge c’è un forte impegno dei negozi e delle ONLUS.
La Regione disporrà un finanziamento per quei Comuni che ridurranno la tassa sui rifiuti come incentivo ai soggetti commerciali che parteciperanno al recupero degli alimenti non utilizzati o venduti. Saranno anche premiate le unioni di Comuni per realizzare centri di recupero di alimenti, non solo per uso umano, ma anche per il consumo da parte degli animali, quando il cibo non potrà più essere dirottato verso le persone. Anche le ONLUS che parteciperanno ai progetti, riceveranno finanziamenti e incentivi.

 

LOMBARDIA

Risale a circa dieci anni addietro la legge Regionale dell’11 dicembre 2006 n. 25, recante “Politiche regionali di intervento contro la povertà attraverso la promozione dell’attività di recupero e distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale”.
La Regione, nell’ambito delle proprie politiche volte alla concreta attuazione del principio di sussidiarietà, riconosce e promuove l’attività di solidarietà e beneficenza svolta dagli enti no profit, impegnati nel recupero dalle aziende della grande distribuzione organizzata, della ristorazione collettiva e della produzione, delle eccedenze alimentari per la loro ridistribuzione ai soggetti che assistono persone in stato di indigenza.
La Regione, per la realizzazione delle predette finalità individua le strategie, gli obiettivi e le modalità d’intervento e di finanziamento attraverso gli strumenti della programmazione regionale.

 

MARCHE

Nella seduta del 2 febbraio 2016 il Consiglio della Regione Marche ha approvato una Risoluzione nella quale si evidenzia che i rifiuti alimentari rappresentano un problema sempre più pressante per l’Europa e che hanno anche un importante aspetto sociale, che dovrebbe facilitare la donazione di prodotti alimentari ancora commestibili ma non più commerciabili.
In questo senso, la Regione condivide l’opportunità di promuovere metodi comuni di misurazione del rifiuto alimentare e auspica che l’Europa promuova azioni ancora più efficaci per sostenere e diffondere buone pratiche di prevenzione dello spreco alimentare, coinvolgendo non solo le istituzioni regionali e locali ma quell’ampio partenariato sociale rappresentato dalla cooperazione sociale, dalle associazioni di volontariato e dalle forme di distribuzione commerciale solidale proprie dei GAS, i gruppi di acquisto solidale ormai diffusissimi e attivi in tutti i Paesi europei.

 

MOLISE

In Molise non v’è ancora una specifica normativa per contrastare gli sprechi alimentari.
Tuttavia va segnalato che qualcosa si sta movendo. Nei giorni dal 10 al 12 marzo di quest’anno, in tre comuni della Regione sono stati organizzati incontri-dibattiti, indetti dal CSV (Centro di Servizi del Volontariato) per trattare problematiche diverse, tra le quali la lotta allo spreco alimentare e la lotta alla povertà in vista di definire il ruolo che le reti del CSV e le Associazioni di volontariato possono avere per favorire lo sviluppo innovativo del volontariato stesso in un sistema di sviluppo del welfare in cambiamento.

 

PIEMONTE

La legge regionale n. 12 del 23 giugno 2015 disciplina la “Promozione d’interventi di recupero e valorizzazione dei beni invenduti”.
Il provvedimento regionale si incentra sul recupero dei prodotti agroalimentari prossimi alla scadenza e destinati all’eliminazione dal circuito commerciale, su prodotti agricoli non raccolti rimasti nei campi e i pasti non serviti dalla ristorazione al fine di sostenere le fasce di popolazione più esposte al rischio di impoverimento, consentire una riduzione dei rifiuti destinati alla discarica, ridurre i costi di smaltimento nonché favorire la creazione di nuovi posti di lavorodella povertà, della disuguaglianza, dello spreco alimentare ed invocato una maggiore giustizia sociale.
A sostenere i cittadini verso una cultura della trasformazione degli sprechi in risorse e del consumo critico sono chiamate innanzitutto le realtà no profit, grazie alla messa in campo del patrimonio delle loro esperienze su scale mondiale.
Ai fini della legge 12/2015 si definiscono invenduti i seguenti beni: i prodotti agro-alimentari di prossima scadenza e destinati all’eliminazione dal circuito commerciale; i prodotti agricoli non raccolti e rimasti in campo; i pasti non serviti dalla ristorazione e dalla somministrazione collettiva; i prodotti farmaceutici e parafarmaceutici di prossima scadenza e destinati all’eliminazione dal circuito commerciale; i beni non di lusso di cui all’ articolo 13 comma 3 del d.lgs. 460/1997

 

PUGLIA

A fine dicembre 2015 è stata presentata la proposta di legge contro lo spreco alimentare e il riutilizzo delle eccedenze di cibo, per promuovere e sostenere la lotta contro la povertà alimentare, il disagio e l’esclusione sociale.
Le forme d’intervento previste mirano a ridurre le condizioni di disagio economico della popolazione (indigenti, emarginati, persone escluse dai circuiti produttivi, donne vittime di violenza, madri sole, genitori separati in difficoltà), valorizzando l’attività di solidarietà e beneficenza svolta dai soggetti coinvolti, attraverso la raccolta e la redistribuzione dei generi alimentari non idonei alla commercializzazione ma commestibili, o dei pasti non serviti dagli esercizi di ristorazione autorizzati e dalle eccedenze alimentari invendute dalla grande distribuzione.
La proposta di legge intende anche valorizzare l’attività di volontariato e beneficenza svolta dagli operatori del terzo settore e quella delle imprese produttrici e della distribuzione, incoraggiando interventi in materia di responsabilità sociale nella lotta allo spreco alimentare.
Sarà istituito anche un apposito albo delle imprese socialmente responsabili nella lotta allo spreco alimentare.

 

SARDEGNA

Nel giugno 2015 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la Risoluzione n. 159 sulle perdite e sprechi alimentari in Sardegna e sul loro recupero e utilizzo ai fini di implementare politiche d’inclusione sociale e sistemi di welfare innovativi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio.
Con tale atto d’indirizzo il Presidente della Regione è impegnato: a dotare la Sardegna di una politica sullo spreco alimentare attraverso una normativa in linea con le più avanzate leggi in materia; potenziare il progetto sperimentale “Alimentis”1 attraverso la creazione di centro interassesoriale che pianifichi precise politiche al riguardo attraverso la generazione di report, studi e statistiche sull’andamento di tale progetto; a fare proprie le indicazioni presenti nel Piano nazionale degli sprechi alimentari promosso dal Ministero dell’ambiente istituendo anche la giornata nazionale sarda contro lo spreco alimentare.

 

SICILIA

Il 10 febbraio di quest’anno è stato presentato il disegno di legge avente il fine di promuovere da parte della Regione lo sviluppo della cultura del consumo critico come modello di vita virtuoso produttivo di effetti positivi sia economici sia ambientali e sociali. All’uopo la Regione sostiene progetti e attività di recupero, valorizzazione e distribuzione dei beni invenduti e favorisce le azioni dei soggetti attuatori, attraverso strategie e modalità d’intervento mirati a: sostenere le fasce di popolazione in stato di povertà o di grave disagio sociale o più esposte al rischio d’impoverimento; consentire una riduzione dei rifiuti conferiti in discarica; ridurre i costi di smaltimento; favorire la creazione di nuovi posti di lavoro.
Lo spirito del disegno di legge è di trasformare lo spreco di cibo in risorsa preziosa, avviando un processo virtuoso che parta dal concetto del riutilizzo delle eccedenze. Si tratta, quindi, di intervenire con strumenti normativi nuovi e adeguati nell’ambito della prevenzione, della redistribuzione, del riciclo, del recupero e dell’eliminazione delle eccedenze non solo alimentari.

 

TOSCANA

La legge regionale 25 giugno 2009, n. 32 reca “Interventi per combattere la povertà e il disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari”.
Obiettivo della legge è di “promuovere e sostenere politiche finalizzate ad attenuare le condizioni di disagio delle persone e delle famiglie attraverso la raccolta e la distribuzione di generi alimentari”.
Sono promossi “rapporti e accordi tra le aziende del settore alimentare, aziende della grande distribuzione alimentare ed aziende attive nel settore della ristorazione collettiva con le associazioni di volontariato al fine di assicurare la cessione di beni non più commercializzabili ma sempre commestibili. Si valorizza il ruolo delle associazioni di volontariato “in grado di assicurare una mobilitazione significativa di volontari e sollecitare iniziative volte al reperimento delle risorse”.
A questo scopo, la Regione si avvarrà “dei soggetti del terzo settore, che esercitino in modo prevalente” l’attività di recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari e che rispondano a determinati requisiti.
La Regione individua gli obiettivi e le modalità d’intervento e di sostegno operativo e finanziario mediante la predisposizione di un programma d’interventi a valenza triennale, approvato dalla Giunta regionale. Il programma persegue i seguenti obiettivi: l’attenuazione delle condizioni di disagio delle persone e delle famiglie, attraverso la raccolta e la distribuzione di generi alimentari ai soggetti che operano nel settore assistenziale; la promozione e il sostegno di specifici progetti formativi inerenti alla diffusione di una corretta cultura della nutrizione da attuarsi anche mediante apposite azioni d’informazione rivolte verso la collettività; la costituzione di modelli di partnership consistenti nella definizione di accordi di collaborazione tra le aziende del settore alimentare, della grande distribuzione alimentare e della ristorazione collettiva con i soggetti del terzo settore, favorendo la cessione di beni non commerciabili ma ancora commestibili; la predisposizione di progetti d’informatizzazione e di formazione professionale a sostegno delle attività di recupero e di redistribuzione delle eccedenze alimentari.

 

TRENTINO ALTO ADIGE

Non si rilevano iniziative, di qualche significato, né a livello regionale né a livello provinciale, per contrastare il fenomeno e per dirottare le eccedenze alimentarie verso le categorie più bisognose.

 

UMBRIA

Non si è rilevato alcunché di particolarmente interessante riguardante il problema delle eccedenze alimentari.
Dalla stampa è stato dato rilevo che alcune forze politiche hanno sollecitato l’approvazione di una legge regionale dell’Umbria sugli sprechi alimentari per migliorare la vita degli indigenti, degli animali e di tutta la comunità.

 

VALLE D’AOSTA

Il 16 ottobre 2015, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2015, ha avuto luogo l’evento inaugurale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli sprechi alimentari zerØspreco – zerØfood Waste.
L’iniziativa rappresenta la prosecuzione del progetto “Una buona occasione (contribuisci anche tu a ridurre gli sprechi alimentari)”, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e avviato nel 2014 dalla Regione Valle d’Aosta insieme alla Regione Piemonte con l’obiettivo di diffondere la cultura del rispetto del cibo e di informare i giovani sulle cause e gli effetti dello spreco alimentare.

 

VENETO

Il 9 febbraio 2016 è stata presentata la mozione n. 104, dal titolo: “La Regione si faccia promotrice contro lo spreco alimentare”.
In premessa si richiamano: la Risoluzione del Parlamento europeo su “come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”; la disciplina europea sulla cessione degli alimenti a qualsiasi titolo; la legge di Stabilità n. 147/2013 con la quale si è stabilito che le ONLUS che forniscono alimenti agli indigenti e gli operatori del settore alimentare che donano detti alimenti alle ONLUS devono garantire un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo, ciascuno per la parte che gli compete e che detto obiettivo è raggiunto anche attraverso la predisposizione di specifici manuali di corretta prassi operativa in conformità a quanto previsto dal Regolamento comunitario n. 882/2004; la legge 16 luglio 2003, n. 155 (cosiddetta del Buon Samaritano, altrove richiamata); la legge francese del febbraio 2016, che sancisce che lo spreco alimentare costituisce reato e prevede una lista di buone pratiche che i gestori di supermercati devono seguire in merito; il rapporto Waste Watcher 2015, presentato in occasione della Terza Gionata nazionale di prevenzione dello spreco; la Terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare; la prima fase di sperimentazione del Progetto “Family Bag”.
Premesso quanto sopra s’impegna la Giunta regionale a farsi promotrice, quanto prima, nell’organizzazione incontri con la dirigenza del settore DMO food per concordare un piano di lavoro regionale in questo senso.

Bruno Nobile



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